Home Attualità Io dico che voi dite che essi dicono: il mistero del finanziamento per la videosorveglianza

Io dico che voi dite che essi dicono: il mistero del finanziamento per la videosorveglianza

Le riflessioni di Cosimo Convertino

da Redazione
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Siamo ancora a Ceglie Messapica e nonostante le splendide giornate di sole, in via de Nicola continua ad esserci un cielo cupo e ricoperto di nuvole piene di temporali. L’ultima polemica scoppiata proprio in queste ore riguarda la richiesta di precisazioni alzata dall’opposizione per quanto riguarda il mancato finanziamento per l’impianto di videosorveglianza sul territorio cegliese. Come al solito il dibattito che ha avuto luogo durante il consiglio comunale è finito in un festival di populismo e qualunquismo che nulla aggiunge e nulla toglie ai poveri cittadini, anzi, aumenta ancora di più la disinformazione e la confusione. Come se ce ne fosse già poca. Proviamo quindi a fare chiarezza sulla questione partendo, innanzitutto, dal Decreto ministeriale e da quanto specificato sulla Gazzetta Ufficiale per quanto riguarda i requisiti di partecipazione.

Il Decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Quali sono i requisiti di partecipazione

In data 21 Ottobre 2022 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto riguardante diversi milioni di euro messi a disposizione dal Ministero per i comuni che avevano intenzione di realizzare un impianto di videosorveglianza sul proprio territorio. La modalità di accesso a tale finanziamento era prevista tramite invio della domanda da parte dei comuni interessati entro e non oltre la fine dell’anno. Data di scadenza successivamente prorogata a Gennaio 2023. Nell’art.2 del Decreto troviamo tutti i requisiti di partecipazione:

  1. Possono produrre richiesta per accedere al «finanziamento» i comuni, le unioni di comuni e le «associazioni di comuni»:
  1. a) che hanno sottoscritto i «patti» che individuano come prioritario obiettivo, per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, l’installazione di sistemi di videosorveglianza in determinate zone del territorio comunale o infra-comunale;
  1. b) che non hanno beneficiato del «finanziamento» nelle tre procedure precedenti a quella prevista dal presente decreto;
  1. c) i cui «progetti» sono stati approvati in sede di «Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica», in quanto conformi alle caratteristiche prescritte dalle vigenti di retti ve impartite dal Ministero dell’interno;
  1. d) che dimostrano di possedere la disponibilità delle somme, regolarmente iscritte a bilancio, ovvero che si impegnano ad iscrivere quelle occorrenti ad assicurare la corretta manutenzione degli impianti e delle apparecchiature tecniche dei sistemi di videosorveglianza da realizzare, per almeno cinque anni dalla data di ultimazione degli interventi.
  1. Non è ammesso il «finanziamento» dei «progetti» per i quali l’importo, richiesto a valere sulle risorse statali, superi i 250.000 euro.
  1. Non è ammesso, in ogni caso, il «finanziamento» per la sostituzione o la manutenzione di sistemi di videosorveglianza già realizzati a qualsiasi titolo.

 Come possiamo notare, nel punto 3 è specificato chiaramente che non sono ammessi tutti i comuni che hanno già un impianto di videosorveglianza attivo in quanto il Decreto è stato messo in atto con l’obiettivo di realizzare e non di sostituire o riparare impianti già esistenti all’interno del territorio comunale. Una questione che comunque sarebbe stata da valutare meglio, ma che comunque dà l’idea della non ammissibilità del comune di Ceglie a tale finanziamento in quanto nel nostro territorio (almeno sulla carta) è già presente un sistema di telecamere in funzione o quasi.

Ma allora perché è scoppiata la polemica? Semplice, il sindaco ha risposto alle domande più o meno con tono accusatorio della minoranza, dicendo che tale finanziamento non prevedeva la partecipazione attiva dei comuni bensì era lo stesso ministero ad individuare i territori a rischio a causa di elevata criminalità e infiltrazioni mafiose e con almeno 30000 abitanti. Da qui la messa in causa di comuni come Francavilla Fontana, Ostuni, Mesagne, Carovigno, Brindisi ecc. Ma sarà davvero come dice il sindaco? Scopriamolo dati e decreti alla mano.

Decreto del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali: la verità sul finanziamento

Così come specificato all’interno degli allegati pubblicati sulla pagina ufficiale del Dipartimento: Sono stati messi a disposizione quasi 18,5 milioni di euro (fondi in esubero) a tutti i comuni che hanno vissuto una fase di scioglimento dell’amministrazione locale a causa di criminalità e infiltrazioni mafiose. Questo però è un finanziamento separato dal Decreto generico rivolto a tutti i comuni che hanno presentato regolare domanda per parteciparvi.
Tra le città della provincia di Brindisi che hanno avuto diritto al finanziamento a causa di infiltrazioni mafiose troviamo Ostuni e Carovigno e non anche tutte le altre citate dal sindaco. Tra l’altro non esisteva il limite minimo di 30.000 abitanti. (vedi foto in allegato).

Qui troviamo quindi le prime inesattezze pronunciate dal sindaco Palmisano in risposta ai consiglieri di opposizione. La conferma che si tratta di un finanziamento separato da quello chiamato in causa dalla minoranza la troviamo in maniera definitiva nella pagina ufficiale del Ministero dell’Interno dove si vede chiaramente che si parla di importi completamente diversi e di ben 478 progetti previsti nell’ambito della realizzazione di impianti di videosorveglianza nei territori comunali.
Inoltre, cliccando sul seguente link potete consultare la graduatoria con tutta la lista dei comuni ammessi e che avevano precedentemente inviato la domanda di partecipazione con allegato il progetto. Basta solo un primo impatto visivo per capire che si parla di due decreti e due finanziamenti completamente separati tra loro e con modalità di accesso opposte: uno per partecipazione e uno per individuazione. Si tratta quindi dell’ennesima inesattezza detta dal sindaco Palmisano a riguardo. Forse per mancata conoscenza dei Decreti forse per l’agitazione del momento o forse perché si prova ancora una volta a buttarla “in caciara” così da far passare tutto nuovamente in sordina davanti agli occhi e alle orecchie poco attente di tanti cittadini cegliesi.

In conclusione

Termino questo mio nuovo intervento riguardo la politica locale con una riflessione molto semplice: ammesso che il comune di Ceglie Messapica non avesse comunque i requisiti per l’ottenimento del finanziamento e che quindi la polemica in un certo senso finisce in un nulla di fatto, ma perché non investire nell’impianto di videosorveglianza già esistente e renderlo funzionante al 100% e non al 50% (o forse meno) dello stato attuale? Perché c’è questa titubanza nel garantire maggiore sicurezza ai cittadini onesti di Ceglie quando è nell’interesse di tutti e del sindaco soprattutto che ne gioverebbe anche dal punto di vista dell’immagine e del consenso? Se è un problema di bilancio allora basta dirlo e insieme si trova la soluzione migliore anche al costo di rinunciare ad altri eventi o iniziative. Come si può pensare di mostrarsi come città accogliente e di cultura se manca uno degli aspetti cardini della società ovvero la sicurezza del singolo e della comunità tutta. Che si tratti di un cegliese o di un turista, credo che sentirsi al sicuro a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi via (centrale o periferica) sia il miglior modo di far conoscere Ceglie prima ancora del buon cibo o di quanto offerto a livello di eventi e di strutture.

Cosimo Convertino

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