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La Settimana Santa a Ceglie Messapica: i Sepolcri

Di Michele Ciracì (I RITI DELLA SETTIMANA SANTA A CEGLIE MESSAPICA 1500-1900)

da Redazione
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CEGLIE MESSAPICA – La celebrazione della Settimana Santa aveva un importante appuntamento per tutti i fedeli e le Chiese il mercoledì. La coralità era tratto distintivo di questo giorno in cui tutti si adoperavano per fare il Sepolcro più bello. La Chiesa, in questa giornata ed il Giovedì Santo, non era solo il luogo dove veniva celebrata la messa; diveniva tutto lo spazio esistenziale della comunità che si prestava alla celebrazione del rituale della costruzione del “Sepolcro”.

Si cominciava dal lunedì, con la scelta dei fiori da adoperare, mentre i coristi mettevano a punto i canti preparati il giorno prima, si predisponeva la gente a vivere il Mistero della morte di Cristo. I sepolcri dovevano essere pronti per il mattino del Giovedì Santo, quando le confraternite ed il clero, in processione, visitavano tutte le Chiese e tutto il popolo si riappropriava delle strade e degli edifici sacri. Tra fiori, candele ed il famoso “Grano di cristo”, preparato mesi addietro, con la messa a dimora di cereali (lenticchie-ceci-orzo-avena), tenuti per settimane al buio e fatti germogliare con parsimonia, sino a raggiungere la piena maturità per i giorni prefissati. Questa usanza trovava la sua radice nella credenza popolare che voleva dare il significato cristiano a questo uso; le sue connessioni con i riti propri di un Dio che muore e rinasce col morire e rinascere della vegetazione sono troppo evidenti.

Al centro capeggiava l’urna dorata contenete il Santissimo. Da molti anni i nostri sepolcri hanno perso la loro spettacolarità e severità di un tempo, ma sono ugualmente meta di pellegrinaggio dei fedeli la sera del Giovedì sino al primo pomeriggio del Venerdì Santo. Perché nella nostra città si chiamano “Sepolcri” (Sibburk)? Come sappiamo il Giovedì Santo ricorda l’Ultima Cena, mentre il termine Sepolcro ricorda ovviamente la sepolture del corpo di Cristo. Infatti, dopo la lavanda dei piedi e la celebrazione della Messa, con la funzione del “Giovedì santo” si rinnova l’Eucarestia per essere collocata dal tabernacolo nel “Repositorio”, l’urna, appunto, che noi tutti siamo abituati a chiamare “Sibburk”.

Il Giovedì santo, al’alba, i confratelli dell’Immacolata e tutte le altre confraternite, molto numerose a Ceglie sin dal 1500, visitavano i sepolcri. Alle nove, toccava al popolo che riempiva le strade in atteggiamento di penitenza, pellegrinaggio che terminava con la visita al Calvario. La visita ai “Sepolcri” dal Giovedì al venerdì mattina, grazie al divieto imposto ai veicoli di transitare nel centro urbano, restituiva ai pedoni il possesso della città senza il timore di essere calpestati dai cavalli e dalle carrozze. Nessuno rinunciava a questo insolito beneficio. Il popolo, abitualmente, pedone, il signore che faceva di necessità virtù, lo stesso cocchiere, o carrettiere, a cui non pareva vero di non sentire per quarantott’ore la voce del padrone.

 La visita ai sepolcri aveva anche il valore di ristabilire il contatto con Dio, rotto durante l’anno dagli uomini con i loro peccati. (foto fototeca Michele Ciracì).

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