Abbiamo fatto una chiacchierata con il prof. Michele Ciracì, storico della Città, con lui abbiamo voluto ripercorrere come era la Settimana Santa in passato a Ceglie Messapica.
Cosa è cambiato a Ceglie Messapica?
Rispetto al passato è cambiato tutto. Non c’è quasi più niente delle tradizioni nostre, oggi tutto è stato rivisto, con un occhio un po’ diverso. Ad esempio l’antichissima processione delle statue delle Addolorata che si svolgeva a Ceglie, che uscivano da ogni chiesa dal giovedì al venerdì santo, era la nostra grande tradizione, unica in tutta la provincia di Brindisi e non solo.
Una bellissima tradizione a cui partecipava tutta la gente, partecipava attivamente ma partecipava anche dal punto di vista religioso è quella della processione dell’Addolorata della chiesa di San Gioacchino che si svolgeva di notte, usciva alle 10:00 la sera e rientrava la mattina, dove centinaia e centinaia di persone seguivano questa processione.
Ecco, queste sono tradizioni che purtroppo abbiamo perso.
Come si preparava la gente, i fedeli al triduo Pasquale ?
La gente si preparava già dalla domenica delle Palme, che coincideva anche con l’asta pubblica in cui venivano assegnate le statue; l’asta si svolgeva in piazza dove venivano affidate le statue dei simulacri dei misteri a chi offriva di più. In genere la statua dell’Addolorata era ambita, ancora oggi è così, la gente spendeva un sacco di soldi, tanti soldi, per accaparrarsi la statua dell’Addolorata.
C’erano e ci sono atti di penitenza per i portatori delle statue, così come accade a Taranto e in altre città?
Eh sì, in particolare per quanto riguarda l’Addolorata c’era una devozione particolare.
Fino a pochi anni fa c’era ancora gente che scalza o con il saio si metteva sotto il trespolo della Statua facendo penitenza, si faceva tutta la processione a piedi per mantenere fede ad un patto fatto con la Madonna, oppure anticamente la statua del Cristo morto, che era appannaggio della famiglia Allegretti, quindi era questa famiglia che portava a spalle la statua del Cristo morto .
Un rito antichissimo per quanto riguarda la vestizione dell’Addolorata della Chiesa Matrice prevede che una famiglia custodisca l’abito della Madonna e si impegni anche a vestirla.
La famiglia Argentiero – Ciurlia nel 1862 per mantenere fede, quasi un patto con Maria, perché aveva ricevuto delle grazie, fece confezionare l’abito da cerimonia della Statua dell’Addolorata; ed ancora oggi questa famiglia va a vestire il simulacro, portando l’abito che conserva in casa.
La chiesa dedica il giovedì santo all’Eucaristia. Come si viveva questa giornata nel passato e anche nella preparazione dei cosiddetti Sepolcri da parte dei fedeli?
Fedeli, comunque sempre animati dai sacerdoti. Le chiese si preparavano giorni e giorni prima, addirittura iniziavano i preparativi 40 giorni prima, perché la gente metteva a dimora il grano e cereali in genere e quindi faceva il cosiddetto piatto di Cristo che veniva portato al Sepolcro. Quindi il sepolcro veniva accuratamente addobbato con questo grano e con fiori di campo fioriti.
Profumavano immensamente le chiese; ricordo quando ero bambino, che non si poteva entrare nelle chiese per il forte profumo di questi fiori, fiori straordinari che oggi non esistono più. Oggi sono fiori provenienti esclusivamente dalle serre. Invece, all’epoca, il tutto era ad appannaggio delle famiglie, ogni famiglia nella campagna riusciva a coltivare questi fiori, da portare al Sepolcro. I fedeli a decine si organizzavano, sia donne che uomini, per fare il più bel Sepolcro.
Il più bello, in genere, è stato quello della chiesa di San Gioacchino fino a quando sono stati presenti i tre sacerdoti che hanno animato per decenni questa chiesa. Poi bellissimo anche quello della Chiesa Madre, di San Demetrio, dove ora sono posizionate le statue dei sacri misteri.
Ulteriore particolare, che non credo si sia a conoscenza, è che ogni anno, all’interno della chiesa di San Demetrio si posizionavano tre grandi Croci vicino al Sepolcro. Questa era un’iniziativa della confraternita della morte, dell’Immacolata, la quale ogni anno provvedeva a far confezionare queste croci dal falegname vicino alla Chiesa Matrice, Carlo Gasparro.
Oggi i misteri escono dalla chiesa di San Demetrio, anche questa è una tradizione molto antica. Uscivano dalla chiesa di San Demetrio seguendo delle regole precise che venivano dettate dal Priore della confraternita. Lui decideva il tutto, come e quando uscire, come doveva essere organizzata la processione, le vie da seguire, ect ect. Questo perché all’interno della chiesa c’era una cappella privata della confraternita dell’Immacolata ed i misteri erano di proprietà della confraternita.
Oggi, come si vive questa processione?
Oggi si vive un po’ come tutte le tradizioni nostre, svogliate di quella vicinanza alla Fede. Se noi vediamo e seguiamo la processione, vediamo che è una processione disorganizzata, dove tanta gente segue la processione, partecipa ma è come se non fosse presente.
Sabato Santo, la notte della resurrezione. Come si viveva questo momento, ci sono degli aneddoti?
Anche questa era una bella tradizione che oramai si è persa completamente. Ricordo che noi ragazzi, nel momento in cui tutte le campane suonavano annunciando che Cristo era Risorto, uscivamo fuori di casa, e chi aveva la possibilità comprava, chi aveva in casa un falegname se la faceva costruire, con la raganella in una sorta di processione festante in giro per il paese. Questo era qualcosa di molto simpatico.