CEGLIE MESSAPICA – Riceviamo e pubblichiamo nota dell’Arch. Ing. Anna Urso, specialista in beni architettonici e del paesaggio, in riferimento a foto che girano in rete su nuovi ritrovamenti iconografici nel Castello di Ceglie Messapica.
Penso sia giusto partire dall’assunto, credo ampiamente condiviso, che sia importante conservare e valorizzare al meglio il patrimonio storico costruito. Nel nostro caso il Castello Ducale é uno degli elementi custodi della nostra storia e delle nostre tradizioni. Puoò essere considerato come indicatore di usi, costumi religiosi, amministrativi della nostra comunità.
Grazie allo studio di un edificio storico si é capaci di risalire ad una infinità di dati materici, informazioni di natura storico artistica e culturale di un luogo.
Un edificio storico dovrebbe essere considerato come un libro da cui non si può che imparare. Le informazioni sono tutte lí, in quel luogo, vanno messe insieme, in successione, in maniera ordinata. Si può attingere a queste indirettamente, ossia tramite fonti fotografiche, bibliografiche, archivistiche oppure in maniera diretta ovvero sul posto. É a mio avviso molto più difficile lavorare su edifici costruiti e monumentali come questo che su edifici di nuova costruzione. Nelle nuove opere si ha molto più il controllo di quello che si é progettato e quello che si andrà a fare. Negli edifici costruiti storici si deve fare molta più attenzione.
É facile fare degli errori e perdere per sempre delle informazioni preziose. Basta un attimo, con un semplice colpo di piccone si può distruggere un apparato decorativo che é stato coperto per secoli da scialbi e tinteggiature di varia natura. É importante che si intervenga con una manodopera specializzata, con i giusti strumenti e in linea con quelle che sono le direttive della Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici. É per questo di vitale importanza, prima di intervenire, effettuare degli studi preliminari ed indagini archeologiche del costruito con l’ausilio anche di saggi stratigrafici e non solo.
Se si interpella un qualunque archeologo, questo ci dirà che ‘lo scavo é un evento distruttivo che serve a portare alla luce strati ritenuti importanti. É necessario quindi prima di intervenire, valutare il luogo, capire cosa si ritenga importante, affinare le tecniche e i metodi da utilizzare. Nel costruito storico si procede allo stesso modo. Il restauro anch’esso può essere interpretato come ‘distruttivo’ perché di per sé distrugge degli strati a favore di altri. Bisogna calibrare i vari interventi e sapere dove fermarsi.
É per queste ragioni che intervenire su un intonaco e trovare un apparato decorativo é in parte ‘un fallimento’ in quanto questo deve interrogarci sulla forse non completa indagine storica e stratigrafica dell’edificio. Ci si deve interrogare sulle modalità di indagine e sull’utilizzo di tecniche diagnostiche che forse sarebbe stato opportuno utilizzare prima di intervenire.