MILANO – E’ stato presentato nei giorni scorsi a Milano, nei giardini della Morellini Editore, “Debito di coscienza”, il romanzo d’esordio di Jacopo Epifani, 29enne avvocato di Ceglie Messapica. Un poliziesco ambientato a Roccaditria, capoluogo fittizio della Valle d’Itria e della Murgia meridionale in cui lettori e lettrici potrebbero ritrovare scorci, costumi, lessico e dinamiche sociali di Ceglie Messapica e degli altri borghi del territorio.
“Debito di coscienza” si apre con la scomparsa di don Vincenzo Serio, un anziano notabile della città: uomo controverso, vedovo rovinato da un’infatuazione narcisistica per la sua giovane domestica e perciò caduto nella rete dell’usura. Inizialmente tutte le ipotesi sono sul tavolo (don Vincenzo è morto? È vivo? Se è morto, è stato ucciso o si è ucciso? Se è ancora vivo, è stato sequestrato oppure ha fatto perdere volontariamente le sue tracce?). L’obiettivo coltivato con “Debito di coscienza” è quello di restituire il centro della scena al racconto di un’indagine di polizia e ai momenti di azione che la accompagnano. Un’indagine che ovviamente è tutta pugliese e si divide tra bar e archivi giudiziari, violenza e pettegolezzo, tratturi e vicoli bianchi.
Il lettore avrà la possibilità di entrare in competizione con i tre investigatori incaricati dell’inchiesta (il pubblico ministero Calò, il maresciallo Volpe e la vicebrigadiere D’Atena) perché gli indizi utili alla soluzione del caso compaiono fin dalle prime pagine del libro e, se chi legge riuscirà a intuirne l’importanza anche quando il significato degli stessi sfuggirà – almeno inizialmente – agli investigatori, potrà comprendere insieme a loro cos’è accaduto all’ultimo dei Serio o addirittura batterli sul tempo.